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Type de textesource
TitreSelva di notizie
AuteursBorghini, Vincenzio
Date de rédaction1564
Date de publication originale
Titre traduit
Auteurs de la traduction
Date de traduction
Date d'édition moderne ou de réédition1971
Editeur moderneBarocchi, Paola
Date de reprint

, p. 142

Una cosa non si potette imitare da persona, che havendo finite l’opere le copriva d’atramento tanto sottile etc. Nota che questa non era vernice che risuscita i colori morti, et questo abbagliava troppo i vivi, ma ben era u[n] simil modo di fare, et questo suo hoggi, per quello che io creda, è perso.

Dans :Apelle, atramentum(Lien)

, p. 266

Quando e’ fu chiamato a cena da Tolomeo, mostrò col carbone chi l’haveva chiamato, et dice Plinio, cognoscendo il re il viso di quel baro subito dalle prime linee cominciate.

Dans :Apelle au banquet de Ptolémée(Lien)

, p. 645-646

Diamo uno esemplo : potette quello scultore come e’ disse, cavar l’immagine di quel suo Giove de’ versi d’Omero, […] ; ma questo fu un’immitazione sola, che nel volto grave, negl’oc[c]hi, ne’ cigli ecc. rapresentava una certa maestà. Ma quanto fu maggior l’esprimer una storia intera ! come Apelle Diana mescolata fra molte vergine sacrificanti, del qual si dice che di gran lunga avanzò in questo l’invenzione d’Omero, dove descrive il medesimo. Quanta vaghezza, quanta varietà d’abiti e di forme, che volti furon quelli di quelle vergini, pieni di leggiadria e verginal vergogna, che col color rosso sparso in sul viso e negli’oc[c]hi di quelle fanciulle si vedeva ! Esprima uno scultore, se può, quelle rose del Petrarca in su quelle falde di neve e le lacrime di cristalli etc. Se Apelle, o altri che si fussi, descrisse Giove col fulmine in mano, con quel viso infocato e cera terribilissima, seder in su le nugole splendide e chiare, colli dèi introno spaventati, vogliamo noi dire che gli sprimessi meglio i versi d’Omero che lo scarpello ?

Dans :Apelle, Diane(Lien)

, p. 140

[[4:suit Apelle et Alexandre]] Alessandro medesimo gli donò Campaspe, dalla qual si dive ch’e’ trasse la sua Venere. 

Dans :Apelle et Campaspe(Lien)

, p. 140

Recita di quella linea fatta in su la tavola di Protogene etc.

Dans :Apelle et Protogène : le concours de la ligne(Lien)

, p. 139-140

Apelle superò tutti quelli ch’erano stato inanzi a lui e che furon dopo. Fu precipua in lui la venustà et quella venere ch’e Greci chiaman gratia, quella forse che fra’ nostri è mirabile di Raffaello d’Urbino. 

Dans :Apelle supérieur par la grâce(Lien)

, p. 142

Dipinse le cose che non si possono dipingere : e tuoni, baleni e le saette, chiamate queste tavole o pitture Bronte, Astrape, Ceraunobole.

Dans :Apelle et l’irreprésentable(Lien)

, éd. 1971, p. 671

Nasce bene in queste arti la maraviglia da un’altra cagione che da l’artefice stesso, e questo viene dall’arte stessa, nella quale io comprendo così l’artificio come la materia. Questo è quando queste arti faccin cose che passino la natura di quel subietto, di che è disopra molti esempli dell’una arte e dell’altra : come quando Apelle dipigneva i tuoni e’ baleni e le saette, o quell’altro quel soldato che ansava e pure era di bronzo. Queste arrecano maraviglia e per l’ingegno di chi l’à fatte e per la materia di che son fatte : e qui si riduce l’abbaiare de’ cani, l’anitrire de’ cavalli e l’inganno degli uccelli tocchi di sopra ; e se in questo val più la pittura o la scultura, come disse colui a giudicar vuol buon gramatico.

Dans :Apelle et l’irreprésentable(Lien)

, p. 19

Eccoti quattro chiarissimi et celebratissimi artefici : Apelle, Echione, Melantio et Nicomaco, In quelle tavole che si venderno la valuta d’una città l’una, adoperarono quatro color soli : melino, attico, sinopia et atramento che furono bianco, rosso et nero.

Dans :Apelle et la tétrachromie(Lien)

, p. 141

Dipinse Alexandro Magno col fulmine in mano per venti talenti d’oro, dove digiti eminere videntur et fulmen extra tabulam esse, et avertasi che costui non dipigneva se non con 4 colori, et segue dicendo immane tabulae pretium accepit aureos mensura, non numero.

Dans :Apelle et la tétrachromie(Lien)

, p. 142

Aristide tebano il primo mostrò nella pittura l’animo et espresse quelli sensi ch’i Greci chiamano ethe et pathe. Fu un poco duretto ne’colori. Dipinse nella presa d’una terra una madre che si muore d’una ferita, col bambino che si va strascicando verso la poppa, et pare a chi vede che la madre se n’avegga et che la tema ch’essendo già freddo il latte e’ non sugessi il sangue.

Dans :Aristide de Thèbes : la mère mourante, le malade(Lien)

, p. 136

Una tavola di Bularco pittore è chiaro repensam auro da Candaule, re di Lidia, per sopranome Mirsilo, ultimo della casa degl’Enacridi, et fu questo intorno all’età di Romulo. 

Dans :Bularcos vend ses tableaux leur poids d’or(Lien)

, p. 149

Dicono il primo inventore[[5:della plastice.]] essere stato Dibutade sicionio che, avendo la figliuola contornato un giovane nel muro a l’ombra, lui la fece di terra argilla et cottola la messe guora con l’altre stoviglie, et che per questo la fu serbata nel ninfeo fino a quel tempo che Mummio spianò Corinto.

Dans :Dibutade et la jeune fille de Corinthe(Lien)

, p. 268

Lala fu velocissima nel dipingnere.

Dans :Femmes peintres(Lien)

, p. 144

Ludio nell’età d’Augusto dipinse paesi molto piacevolmente, come sono oggi le carte fiamminghe, et pescatori et uccellaroti et balli etc.

Dans :Ludius peintre de paysages et la rhopographia(Lien)

, p. 130

I Greci chi dice in Sicione et chi dice in Corinto essendosi presa l’immagine da l’ombra dell’uomo, et che però la prima pittura fu chiamata lineare, la seconda d’un solo colore chiamata monochroma, di poi la più varia ch’ancora oggi è in uso. [[4:suite : peintres archaïques]]

Dans :Les origines de la peinture(Lien)

, p. 139

Pamphilo insegnò l’arte e non vuole mancho d’un talento. Et da lui nacque prima in Sicione, poi per tutta la Grecia ch’e nobili fanciulli imparassino la pittura et che lei fussi ricevuta nel primo grado delle liberali. Ebbe sempre questo favor che fu esercita da ingenui et poi da nobili, da poveri non mai.

Dans :Pamphile et la peinture comme art libéral(Lien)

, p. 137-138

Parrasio, nato in Efeso, fu il primo che desse alla pittura la simmetria, una certa venustà alla faccia et quella argutia et vivacità al volto, et sfilò e capelli et ne’ dintorni portò la palma, et notisi queste parole che sono in gran favore de’ pittori per conto della dificultà : Hec est in pictura summa subtilitas. Corpora enim pingere et media rerum est quidem magni operis, sed in quo multi gloriam tulerint. Extrema corporum facere et desinentis picturae modum includere, rarum in successu artis inuenitur. Ambire enim debet se extremitas ipsa, et sic desinere, ut promittat alia posse ostendatque etiam quae occultat. Hanc ei gloriam concessere Antigonus et Xenocrates qui de picturis scripsere, predicantes quoque non solum confitentes.

Dans :Parrhasios et les contours(Lien)

, p. 138

Dipinse il Genio degli Ateniesi, ma non dice come, se non che argumentò ingenioso perché voleva insieme mostrarlo vario, instabile, stizzoso, ingiusto et il medesimo placabile, clemente, excelso, glorioso et humile, feroce et vile.

Dans :Parrhasios, Le Peuple d’Athènes(Lien)

, p. 144

Pausia dipinse fra l’altre Glycera a seder con una corona quae nobilissima tabula appellata est stephanoplocos, ab aliis stephanopolis, perché quella Glycera essendo poverina viveva di vender corone di fiori.

Dans :Pausias et la bouquetière Glycère(Lien)

, p. 143-144

Pireicho dipinse cose vile : botteghe di barbieri, di sarti etc. Et però detto sopranome Rhyparographo.

Dans :Piraicos et la rhyparographie(Lien)

, p. 640-641

Dirò per esempio : vorrà un buono pittore o un buono scultore fare (e non ritrarre)[[3:Chi ritrae a un fin solo : d’imitare l’esemplare propostogli, o buono o tristo.]] un Cicerone ? A costui non è necessario esser eloquente o buon filosofo, come fu Cicerone, ma gli basta bene aver tanto giudizio che conosca quel che si conviene a un cittadino grave, prudente, valoroso e buono, e da questa cognizione formerà nel concetto suo un volto che negli occhi, nella fronte e in tutta la persona co’gesti e con l’abito rappresenti quella prudenzia et autorità che fu in quell’uomo ; e da questo Cicerone che gl’ha ne l’intelletto caverà poi la mano quel che si dipinge in su la tavola o si cava del marmo. Se per il contrario avrà da far Achille, si farà quella idea d’un giovane stizioso, feroce, tutto sdegno e tutta rabbia etc.[[3:Il Giuda di Leonardo da Vinci.]], e non per questo sarà necessario che vada armato o bisognerà che sia un Currio de’ nostri tempi o quel Febus de l’Isole Lontane della Tavola Ritonda. Vegga, chi vuol veder quel ch’io dico, il San Marco di Donatello, il San Giorgio, e vedra in fatto quel ch’io dico ora colle parole. Or dico, per finir questa parte, che’ buon pittori o scultori hanno avere notizia dell’azioni umane e de l’arte e scienze, non che ne faccin professione tanto che v’abbino a esser dottorati dentro, ma quanto basta a esprimer bene quella parte ch’e Greci chiamano ἤθη, i Latini mores, noi « costumi », se ben questa voce non esprime bene e non è avezza a esprimer questo concetto, volendo per ciò intendere la proprietà della natura di tutte le cose : nel che nell’una professione e nell’altra sono stati et anticamente et a’ tempi artefici miracolosi.

Dans :Le portrait ressemblant et plus beau(Lien)

, p. 143

[[7:voir le reste dans Ialysos]] E questa è quella tavola che, potendo da quella parte dove l’era Demetrio pigliar Rodi, volte più presto perdere la vittoria che guastare la tavola.

Dans :Protogène et Démétrios(Lien)

, p. 139

Timante dipinse l’Ifigenia tanto nominata. Dice Plinio di lui che nelle sue opere s’intende sempre più là che di quello che si vede dipinto.

Dans :Timanthe, Le Sacrifice d’Iphigénie et Le Cyclope (Lien)

, p. 137

[[4:suit Zeuxis richesse]] Fece una Penelope, nella quale parve dipignessi gl’amori ; et un atleta nel quale si compiacque tanto che vi scrisse quel verso celebrato poi da tutti che gl’era più facile invidiarlo ch’immitarlo.

Dans :Zeuxis, l’Athlète(Lien)

, p. 137

Costui[[5:Zeusi.]] fu richissimo et quello che volse donar l’opere sua et non venderle. [[4:suite : Zeuxis Athlète]]

Dans :Zeuxis et la richesse(Lien)